Fidel e il Che
Su un campo da golf si chiude un capitolo di storia e se ne apre uno nuovo per Cuba. In un viaggio nella nazione isolata dall’embargo americano e colpita dalla sconfitta del comunismo, scopriamo che il golf fa parte della tradizione e genera nuove speranze.
Forse il golf contribuirà a raggiungere un risultato che neanche le migliori diplomazie sono riuscite a produrre fino ad oggi: stabilire un punto d’incontro, un ponte stabile fra Cuba e gli Stati Uniti e, quindi, fra Cuba e il mondo occidentale. Ma perché proprio il golf?
Prima della rivoluzione del 1959 il golf era piuttosto diffuso e contava circa una dozzina di campi su cui si svolgevano tornei importanti alcuni dei quali organizzati dalla massima autorità del golf mondiale. Che Guevara aveva trascorso un breve periodo della sua vita in un club lavorando come caddie imparando a giocare e ad amare questo sport, tanto che prima della visita di Castro a Washington per incontrare Eisenhower quell’anno, fu lui a portare Fidel vestito in divisa militare e con pesanti stivali ai piedi sul campo dell’Havana, destando stupore fra i presenti.
Il fotografo di allora li immortalò mentre, fra un colpo e l’altro, discutevano della politica futura di Cuba e dell’imminente incontro con il presidente degli Stati Uniti. Potrà capitare di entrare in un negozio del centro dell’Havana, e ritrovare una foto di quell’evento in formato poster e non poter fare a meno di comprarla perché il comandante appare in un atteggiamento sorridente e sereno proprio come vuole la filosofia di questo sport.
Ma probabilmente fu anche uno degli ultimi momenti di vera serenità perché l’incontro non avvenne e quella partita fu l’ultimo lascivo abbandono a un simbolo del mondo capitalista americano per i successivi 50 anni. I campi vennero abbandonati o spianati tranne quello della partita fra il “Comandante” e “Jefe”che ancora oggi resiste come monumento di un epoca oramai passata. Oggi infatti il golf torna ad essere una delle leve su cui il turismo cubano, unica vera risorsa economica dell’attuale governo, sta cercando di operare. Già qualche anno fa il vice ministro del Turismo, Eduardo Rodriguez, dichiarò in un’intervista che bisognava cercare di attirare un turismo d’elite migliorando l’offerta dei campi. Il Golf Club di Varadero è stato il primo atto di un programma che prevede ora la costruzione di altri due grandi circoli.
E’ stato proprio Fidel a inaugurare nell’aprile del 1998 le 18 buche di Varadero riportando il grande golf a Cuba dopo 40 anni, con un torneo della PGA European Tour diventato presto il “Cuban Open”.
Il Varadero Golf Club con la sua straordinaria club house che negli anni 30 era la residenza Dupont. Il tracciato di 6.269 metri è stato disegnato dal canadese Forbes: un par 72 che presenta le prime 9 buche piuttosto facili e le seconde rese complicate da molti ostacoli d’acqua e dai bunkers lungo la costa.
Per giocare e respirare un po’ di storia non dimenticatevi di includere anche le 9 buche dell’Habana Golf Club, l’unico ancora oggi nella capitale a 5 minuti dall’aeroporto e a 10 dal centro città e rimane una tappa obbligatoria per qualsiasi genere di turismo intendiate fare. Non si può venire a Cuba e pensare di non trascorrere almeno 2 giorni in questa città ricca di storia e di contrasti. Una città dalle due anime: vitale e allo stesso tempo remissiva.
Cuba, chissà forse un giorno diventare la capitale del Golf dei Caraibi!
Da segnalare
Havana
Hotel Riviera
Bodeguita Del Medio
Giro per la città con moto taxi
Aperitivo nella piazza della cattedrale
Tramonto dalla parte opposta all’ Havana dopo il ponte morro
Ristorante 1830
Varadero
Ristorante Esquina Cuba Calle 36 1° Avenida